Ritorno
a scrivere sull’ argomento del mutuo rifiutato, dopo il precedente articolo di
alcuni mesi fa: "La banca ha respinto la mia richiesta di mutuo: si può fare
qualcosa?", proprio a causa dell’interesse che ha avuto
questo articolo.
L' articolo è sempre il più letto del Blog; ho ricevuto diverse domande di
chiarimento o approfondimento al mio indirizzo mail:
ilmioconsulentemutui@gmail.com.
Allo stesso modo mi sono giunte richieste - ben accette, naturalmente - di
consulenza professionale per risolvere il proprio problema col mutuo.
E'
quindi giusto approfondire l' argomento del mutuo rifiutato, chiarendo meglio
la mia posizione al riguardo, e, soprattutto, specificando cosa faccio
nel concreto quando un cliente richiede di avvalersi della mia consulenza
professionale per provare a risolvere il problema del mutuo rifiutato.
Perché di un problema si tratta: il mutuo rifiutato dalla banca, si
tratti di un mutuo per l’acquisto o per la ristrutturazione della prima casa, o
di un mutuo di rifinanziamento o di liquidità o di consolidamento debiti, è
infatti generalmente un problema per la famiglia che si trova a gestire una
situazione negativa e, per certi aspetti, non attesa.
Nei
casi che mi sono trovato ad affrontare in questi mesi nello svolgimento
quotidiano del mio lavoro di consulente creditizio (e anche indirettamente
rispondendo alle mail di persone conosciute attraverso il blog), ho notato che
la consapevolezza che c’è un problema è ben presente.
Non
sempre è altrettanto presente la consapevolezza
dei motivi che hanno portato al rifiuto della richiesta di mutuo, e questo
si traduce in uno sterile risentimento sia nei confronti della banca che ha
rifiutato il mutuo, sia nei confronti del bancario o del consulente creditizio
che ha impostato la pratica.
Analizzando invece le singole situazioni, mi sono reso conto che, in realtà, la
risposta negativa della banca era prevedibile già in sede di richiesta di
informazioni iniziali alla banca o di presentazione della pratica, e che quindi
possiamo parlare di un errore fatto a monte.
Tradotto: una pratica fatta così
non andava neanche presentata.
Non è che
rivolgendosi ad un consulente creditizio professionista si abbia la certezza
che l’istruttoria del proprio mutuo sia priva di errori, perché altrimenti
staremo a parlare di un mago e non di un libero professionista.
Il consulente creditizio può, in taluni casi, sbagliare l’ impostazione dell’
istruttoria del mutuo o la scelta della banca (naturalmente con percentuali di
errore estremamente più basse rispetto alla persona che spontaneamente si
rivolge alla banca), in più vi possono essere errori di gestione dell’
istruttoria della pratica da parte della banca (sia nella parte di analisi
reddituale e finanziaria, sia nella parte di valutazione tecnico legale).
Ciò che dovrebbe differenziare l’ istruttoria di una
pratica di mutuo assistita da un professionista rispetto all’ istruttoria fai
da te, è che il professionista deve essere in grado di gestire con tempestività
e risolvere gli errori che possono accadere.
Di questo ho già trattato in un mio precedente articolo dedicato all’utilità di
lavorare con un consulente creditizio:
Se
quindi si è scelta all’ inizio la formula del fai da te per istruire la pratica
del mutuo che è stato poi rifiutato, io credo che si debba a questo punto fare
un passo indietro e avere la disponibilità a scegliere un bravo professionista
per valutare la possibilità di recuperare la pratica.
Sempre che naturalmente alla richiesta di mutuo si attribuisca un’ importanza
adeguata: se il buon esito interessa poco, o piace l’ impostazione del
procedere per tentativi, ben venga il proseguire nel fai da te. E’ un po’ come
scegliere di curarsi da soli rispetto ad andare dal medico: in taluni casi può
addirittura rivelarsi la scelta vincente.
Quando mi viene chiesto da un cliente di prendere in mano una sua richiesta di
mutuo già rifiutata da una banca, io pretendo che mi si segua in una serie di
passaggi, che, dopo il comune e condiviso “Houston, abbiamo un problema” –
riprendendo la frase di un famoso film – possono generare tensioni e
disaccordi.
Di questo ne sono consapevole e lo chiarisco fin da subito: se c’è condivisione
del metodo, il cliente mi sceglie, altrimenti no, e quindi amici come prima.
Tre
sono i punti da considerare:
1. Chi
fa il mio lavoro deve fornire consulenza professionale, non un semplice aiuto
generico.
Perché da parte mia vi sia una corretta consulenza professionale, e non un
generico aiuto – emotivamente solidale, ma sostanzialmente inutile -, occorre
che prima di tutto vi sia un’ analisi precisa ed accurata di
quanto è successo con la richiesta di mutuo che è stata rifiutata. Questa
analisi va fatta assieme al cliente, e questo è un primo sforzo non piccolo:
bisogna entrare nel merito di una cosa che ha dato fastidio e per la quale si
prova ancora rancore nei confronti della banca (che spesso è la banca in cui il
cliente ha il conto corrente da anni e in cui si vantava di avere l’ amico
direttore che magari permetteva lo sconfino di tre euro il giorno prima del
versamento dello stipendio…).
L’ analisi spesso si conclude con il risultato che – una volta trovati i motivi
per cui il mutuo è stato rifiutato - io osservo che è giusto così: e questo
ingenera spesso ulteriore disagio nel mio cliente.
Attenzione: mutuo rifiutato giustamente non significa che non sia
recuperabile, semplicemente significa che, con i presupposti con cui è stata
presentata la prima richiesta di mutuo, non ci si poteva aspettare un esito
positivo.
2.
Lo scopo dell’ analisi di quanto successo, ha l’ obiettivo di identificare
i motivi che hanno portato al rifiuto del mutuo.
Nel mio precedente articolo avevo fatto questa ripartizione:
-
motivi oggettivi legati ai richiedenti del mutuo
-
motivi soggettivi legati alla banca
-
motivi legati al venditore e all’ immobile oggetto di acquisto (nel
caso di mutui per l’ acquisto)
Questa parte del lavoro è complessa in quanto spesso ci troviamo ad avere a che
fare con mutui rifiutati senza che la banca fornisca una motivazione ufficiale,
che, per la verità, non è neppure tenuta a dare.
L’ identificazione dei motivi del rifiuto è basilare per verificare se esistono
delle soluzioni alternative: il mio lavoro non può limitarsi
a dire ad un cliente che la sua pratica è stata correttamente rifiutata, ma
deve dargli possibili soluzioni.
3. Trovare soluzioni alternative.
E’ ovvio che, per trasformare una richiesta di mutuo che ha avuto come risposta
un “no” in una che possa avere come risposta un “sì”, occorra cambiare
qualcosa. Questo può significare uno o più componenti base: può essere la
banca, può essere la finalità dell’ operazione, può essere il tipo di immobile,
può essere l’ impostazione generale della pratica, possono essere i
partecipanti.
Ovviamente alcune soluzioni possono essere accettabili e altre no, sia
da un punto di vista finanziario che emotivo, quindi si può anche decidere di
non procedere: almeno però ora è tutto chiaro e si passa oltre il
risentimento sterile nei confronti di chi ha detto no, per arrivare ad un
livello di consapevolezza diversa.
Questo significa infine sapere che presupposti occorre soddisfare perché il
“no” diventi un “sì”: ora magari non è possibile, non si è pronti emotivamente
o non ci sono i presupposti reddituali o finanziari, ma fra qualche tempo
potrebbe invece essere possibile.
L' importante è quindi, da parte mia, procurare al mio cliente il salvagente:
sta poi a lui vedere se è il caso di indossarlo e tuffarsi di nuovo in mare,
oppure no.
Invito quindi chi voglia semplicemente confrontarsi
con me per un parere o avvalersi della mia consulenza professionale per provare
a risolvere i problemi connessi ad una richiesta di mutuo rifiutata, a
contattarmi al mio indirizzo mail:
ilmioconsulentemutui@gmail.com spiegando a grandi linee quanto è
successo.
Sarà poi mia cura, compatibilmente con il tempo a disposizione, rispondere
personalmente, analizzare la situazione e proporre eventuali soluzioni.
Matteo Comelli